Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders: Riassunto & Sintesi
Alla nascita, un angelo visita tutti i bambini e racconta loro la loro vita futura. Mentre se ne va, lascia un segno sopra la bocca, segno dell'amnesia della conoscenza. Per nascere, devi dimenticare. Ma se ogni uomo dimentica questo segreto, l'angelo si ricorda di lui e porta il peso di conoscere il segreto della vita.
Il 2019 segna la morte di un angelo, Bruno Ganz, l'attore principale di nome Damiel in Il cielo sopra Berlino, uscito nel 1987. Damiel osserva gli uomini e li ascolta. Dal bambino che disegna al vecchio poeta logorato dagli anni che si trascina per ritrovare il suo passato. Dall'automobilista che viene investito da un'auto al delizioso acrobata che si precipita nell'aria. Damiel quindi osserva, ma non ha nulla da imparare. Sì, sa già tutto. Dall'inizio dei tempi. Il tempo delle domande non è mai arrivato per lui: sa dove inizia il tempo e dove finisce lo spazio, lui sa che lei si preoccupa per suo figlio o che lui non vuole di incontrare sua sorella. Ed e' esausto di sapere. Quando il bambino era un bambino, non sapeva di essere un bambino. Ma non è mai stato questo bambino e vuole diventarlo. Per lui, entrare nel mondo degli uomini significa finalmente possedere questa marca di angelo. Per Damiel, la libertà inizia dove finisce la conoscenza.
Il cielo sopra Berlino è una poesia, una metafora della vita. E come tutte le poesie, accade in un certo momento, e presenta un eroe, una principessa e un uomo saggio. Il muro non è ancora caduto e c'è un'atmosfera malinconica a Berlino Ovest. Malinconia accentuata dalle riprese in bianco e nero. Riteniamo che Berlino sia solo per metà essa stessa, per metà viva. Le manca la sua anima gemella.
Anche Damiel, l'eroe, vive a metà vita. E' un angelo che vuole diventare un uomo. Si può dire strano, ma Damiel lo sa. Ascoltando le aspirazioni e le ansie di tutti, sa che una vita, anche mediocre, è meglio quando è vissuta. Perché quando la guardi dall'alto, vuoi subito tornare indietro.
La nostra principessa si chiama Marion (Solveig Dommartin) e anche lei è un angelo, di un altro mondo. Lei è un'acrobata in un circo e il suo sogno cade a pezzi quando il circo è costretto a chiudere le sue porte. Lascia il suo trapezio per atterrare sulla terra. Damiel Damiel la incontra durante una "guardia". Ma non si dice che Dio è colui che va in giro in incognito?
Siamo subito colpiti dal paradosso tra questi personaggi: lui vuole tagliargli le ali perché la sua felicità è sulla terra, lei è felice solo quando vola in aria. Quando si incrociano, la pellicola cambia colore. Allo stesso modo, quando la telecamera si ferma sulla parete, ritroviamo il colore. I due anime gemelle si cercano e si nutrono l'un l'altro con le aspirazioni dell'altro. Due mondi simmetricamente opposti ma complementari, nonostante tutto. Due amanti maledetti che ci ricordano quelli di un certo Shakespeare.
Finalmente il saggio. Peter Falk (Colombo). Svolgere il proprio ruolo. Sembra sapere tutto prima che accada, incontra ciascuno dei nostri protagonisti e li avvicina con fiducia. Ci seduce.
Questo film ci fa semplicemente venire voglia di amare. Per quello che l'amore può fare, l'amore osa tentare. Un angelo che rinuncia al paradiso per amore. E' semplice e puro. Sia che incontri Peter Falk nel bel mezzo di un film o si trovi nel mezzo di un incidente stradale, Damiel canta il suo amore per la condizione umana. Siamo certamente solo comparse, ma siamo il pezzo più bello del mondo: la vita. Per la prima volta non lo sa. Deve capirlo da solo, "Ecco cosa c'è di così bello". Quindi, grazie signor Wim Wenders, mi ha fatto venire voglia di cantare sotto la pioggia.
Laura Darmon
Autore
Appassionata di letteratura, Laura contribuisce regolarmente a Berlin Poche. Laureata in giurisprudenza, lavora in una casa editrice come cessionaria di diritto.